Per intrecciare tante vite colorate

NON ERA NEPPURE UN ANNO che frequentavo Casa Betania quando Silvia, sapendo che conoscevo l’arte di unire l’ago con il filo, mi chiese di poter realizzare delle tende per alcune finestre della casa. Accettai con piacere l’invito e subito mi misi all’opera. Era l’estate del 1995 e andammo insieme a scegliere le stoffe e tutto l’occorrente. Cominciai
con gioia a realizzarle e, tra un punto e l’altro, Silvia mi propose di iniziare a pensare di far parte del progetto per un laboratorio di cucito per le mamme ospiti della casa.
Il Progetto di Laboratorio artigianale aveva un preciso intento: insegnare alle giovani mamme ad attaccare un bottone per sé o per i propri bimbi e poi, pian pianino, permettere loro di imparare qualcosa in più per crearsi
anche una piccola indipendenza economica.
E così si iniziò a insegnare alle mamme a fare un orlo, ad attaccare una chiusura lampo, a effettuare piccole riparazioni, a tagliare le stoffe e, piano piano, a realizzare presine, accappatoi per bimbi, borse, teli-mare, bomboniere e tante altre simpatiche creazioni. Il tutto nasceva in un ambiente colorato da tante stoffe, da sorrisi e anche da piccole condivisioni personali.
Non sono mancati momenti difficili. Difficile è spiegare come si usa bene un ago o come si fa un orlo; e difficile è anche spesso “imbastire” un sereno ambiente di lavoro. Allo stesso tempo, occorreva attirare e accontentare i clienti, nonché fare in modo che noi tutti, volontari e mamme, avessimo alta la motivazione per fare bene e sempre meglio.
In alcuni momenti sembrava proprio che il Laboratorio non ce la potesse fare. Ma era proprio in quei momenti che Silvia ci spronava. Perché lei ci credeva veramente.
Ora che vedo quanto sia conosciuto ed apprezzato, mi torna in mente un momento particolare, nel quale mi sentivo scoraggiata. Capitò che andai a trovare in ospedale una delle mamme che frequentavano il Laboratorio.
Mi disse – con le lacrime agli occhi – che quel Laboratorio rappresentava tanto per lei: rappresentava, soprattutto, la sua possibilità di riscatto sociale. In quel momento ritrovai una grande forza in me e mi resi conto di quanto fosse importante per le mamme mantenere in vita quel progetto. Per le mamme, quel “poco”, rappresentava “molto” e non si poteva più pensare di farne a meno. Così, con forza, occorreva continuare a fare e fare sempre meglio.
Per tutte le mamme accolte nel laboratorio ho provato sentimenti profondi di affetto e condivisione. La condivisione è stata reciproca.
Ho avuto la possibilità di ascoltarle e, se lo desideravano, di consigliarle. Loro hanno rappresentato la possibilità di condividere momenti di importante scambio emotivo.
Insieme abbiamo condiviso anche diversi spazi. Il laboratorio, in questi 23 anni, non è stato ospitato sempre nello stesso luogo. Si è iniziato a Casa Giulia, poi a Casa Betania e in tanti altri posti sparsi nel territorio. Così abbiamo potuto farci conoscere bene. Da poco è tornato a Casa Betania. Ora è uno spazio spesso illuminato dal sole; quel sole che vedevo brillare negli occhi delle mamme quando, felici, mi mostravano quanto fossero diventate brave nel realizzare un lavoro a lungo studiato insieme.
Ogni tanto è bello incontrare alcune mamme che hanno frequentato il laboratorio e che ricordano felicemente quei periodi. Alcune mi raccontano che il loro lavoro principale è ora un altro ma che, quando sono a casa, fanno ancora piccoli lavoretti, come stringere o allargare indumenti per i loro figli, per loro stesse e anche per gli amici. Questo mi rende contenta e significa che è stato utile andare avanti.
“Io non sapevo niente del suo triste passato.
E, nell’intrecciare insieme fili colorati, scoprivo il suo desiderio di imparare a fare tante cose
per poter essere utile alla sua piccola, man mano che cresceva”.
Elena Magistrato

Questo articolo è stato pubblicato sul numero speciale “25 anni di Casa Betania” della rivista Di Tutti i Colori. Puoi scaricare e leggere l’interno numero cliccando qui

Categorie

Ultimi Articoli