Un filo di lana grossa e morbida. Nero e caldo.
Fa il giro del collo, si appoggia nell’incavo della clavicola, scende sul petto.
Collana soffice e preziosa. Collana del ti penso.
Era stata prima di carta, e poi di perline, anche di margheritine di campo e di ditalini di grano duro.
Ma si era bagnata, rotta, appassita e sbriciolata.
Infine aveva trovato forma nella lana, in un filo lungo e annodato.
E Benedetta, dopo un pomeriggio di tentativi, finalmente era rimasta soddisfatta.
L’idea era nata in quel primo giorno di scuola, quando, pronta ed emozionata attendeva di varcare la soglia della classe. Il grembiule bianco e la cartella rosa, i capelli annodati in due trecce morbide e le ballerine nere tirate a lucido. E mentre tutto intorno a lei sorrideva, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime.
Aveva stretto la mano calda di Justina e piano piano aveva sussurrato:
E se ti scordi? Se mentre io sono qui, a scuola, tu ti dimentichi di me? E se nel tornare a casa, alle tue faccende, agli altri bimbi, e alle tue cose, non vedendomi lì, davanti, o al tuo fianco, o ad un passo da te, sulle tue ginocchia o seduta accanto, sulle tue spalle o mano nella mano, non vedendomi lì, non mi pensassi più?
La risposta è in un pomeriggio di tentativi, di taglia, incolla, assembla, ed alla fine in un lungo e soffice filo nero. La collana del ti penso. Sei con me, ti tengo stretta al cuore.
Benedetta attende la sera ed il bacio della buonanotte nella penombra; leggera solleva le braccia e fa scorrere sul capo di Justina la collana di lana che morbida si appoggia sulle spalle e sul petto.
Collana del ti penso.
È una collana di lana quella che si intravede tra le pieghe del jilbab di Aamaal; il piccolo Abdil in grembo succhia latte e lacrime e stretto si tiene a quel filo, dondolato sulle onde del mare finalmente calmo.
È una collana di lana quella al collo di Alina, l’annoda intorno alle dita e la stringe nel pugno chiuso.
Custodisce nel cuore il suo Bohdan in prima linea nel freddo inverno ucraino.
È una collana di lana quella che indossa Aminah, intrisa di lacrime, fuori dalle mura del carcere in cui è rinchiuso il suo Mahan Sedrat, in attesa di essere giustiziato.
È una collana di lana quella di Lucia, di Elsa, di Filomena per Giovanni che ha paura di diventare grande, per Marta che parte in missione, per Chiara che inizia le cure.
Ed ecco, nel presepe di Natale, in quella grotta di pietre sotto le stelle luccicanti, al collo di quella giovinetta che tiene in un abbraccio il suo piccolo Gesù, un filo di lana.
Anzi… due, tre, quattro… cento, mille e più fili di lana.
Ti penso bimbo Gesù. E Benedetta, Abdil, Bodhan e Mahan Sedrat.
Ti custodisco nel mio cuore, accompagno i tuoi passi, ti tengo per mano.
Ti tengo stretta, ti sono vicina Justina, Aamaal, Alina, Aminah.
Che la dolcezza di quel filo, di quell’essere presente e amato, custodito e pensato sia per ciascuno.
Per ogni bimbo, per ogni figlio. Per ogni donna, per ogni madre. Per ogni uomo, per ogni padre.
Dono ricevuto e offerto.
Dono specialissimo di Natale.
Un filo di lana grossa e morbida. Nero e caldo.
Fa il giro del collo, si appoggia nell’incavo della clavicola, scende sul petto.
Collana soffice e preziosa.
Collana del ti penso.
Buon Natale.