Una mattina S. si svegliò molto turbata. Era molto silenziosa. Una cosa strana per lei che è una bambina molto loquace. Per lei ogni momento è buono per giocare, saltare, cantare. Fino ad allora sembrava una bimba spensierata e fu per questo che il suo risveglio “insolito” ci destabilizzò.
S. dopo un poco, ci raccontò che il suo risveglio era stato bruttissimo perché aveva sognato dei mostri, tanti mostri che non volevano andare via dalla sua stanza. Tanti fantasmi che non volevano andare via dalla finestra che non riusciva da aprire. La mattinata continuò con il suo assordante silenzio che più volte la spinse a pianti apparentemente immotivati.
Purtroppo non riuscimmo a capire, i nostri “tranquilla che quei mostri restano nei sogni” sembravano non sortire alcun effetto benefico. Anzi, la situazione sembrava peggiorare. I mostri, in qualche modo, eravamo diventati tutti noi adulti. Tuttavia, ad un certo punto, la situazione si sbloccò. La piccola S. ebbe come un lampo e disse una cosa che lasciò tutti spiazzati: “oggi è giovedì e vedrò M. Racconto tutto a lei che mi dà una mano a capire”.
M. è la sua psicoterapeuta. Il Tribunale per i Minorenni decretò che la bambina, a seguito dei motivi molto delicati che l’avevano portata ad un allontanamento dalla famiglia di origine e dei nodi che S. si trovava costretta a sciogliere, avrebbe dovuto iniziare una psicoterapia.
La piccola sa che quello spazio è tutto suo, che quello è il luogo dove può aprirsi e raccontarsi e dove può dare un nome a tutti quei mostri che l’hanno tormentata e continuano a farlo nella sua mente.
Con il tempo S. ha imparato a fidarsi della sua psicoterapeuta fino ad arrivare ad affermare che “la mia psicologa è brava, è una mia amica. Mi fa parlare e le dico tutto quello che sento. Mi fa stare bene”.
Anche S. riconosce che l’aiuto psicoterapeutico è importante. Lo fa a modo suo ovviamente, con la semplicità di una bambina di cinque anni. È grazie a questo ausilio che la piccola ora è in grado di poter affermare con convinzione che non tutti gli adulti sono dei mostri e di volere una mamma e un papà tutti per lei.
Quando un bambino viene accolto a Casa Betania, la cooperativa si fa carico di tutte le cure necessarie per accompagnare la sua crescita e il suo sviluppo psicofisico. Grazie alla famiglia residente, agli operatori e ai volontari, il bambino o la bambina sperimenta in ogni istante l’affetto, la tenerezza e la fraternità del vivere in famiglia. Spesso però servono anche interventi esterni per curare delle ferite interiori o per risolvere problemi di varia natura; sedute di psicoterapia, logopedia, fisioterapia, o altri tipi di cure specialistiche sono dunque frequenti e spesso impegnativi.
Questo vale per i minori residenti a Casa Betania, a Casa di Marta e Maria, ma anche per tanti bambini “esterni” che vengono seguiti dalla cooperativa, tramite i percorsi di semi-autonomia rivolti alle madri o tramite altri progetti che li vedono coinvolti. Per una mamma sola che deve provvedere con il suo modesto salario ad onorare degli impegni economici ricorrenti – come affitto, utenze, cibo, trasporti, e così via -, ulteriori necessità legate all’educazione dei figli diventano ostacoli insormontabili. Quando è possibile, la cooperativa cerca di venire incontro a queste situazioni. Per esempio, pagando le iscrizioni a nidi e centri estivi, contribuendo alle terapie, acquistando materiale scolastico, garantendo ripetizioni pomeridiane per i bambini più in difficoltà, offrendo la possibilità di partecipare ad attività sportive o ludico-ricreative… Perché L’Accoglienza… è anche questo.
- Per aiutare un bambino, quest’anno anche tu scegli di destinare il tuo 5×1000 a L’Accoglienza Onlus: il nostro codice fiscale è 03896421009. Insieme possiamo fare molto!
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