Buona Pasqua 2022

Sono i giorni della Passione.

Vi siamo dentro, pienamente.

Il tradimento di Giuda, l’ottusità dei sommi sacerdoti, il giudizio stolto del Sinedrio, la pochezza dei discepoli, il delirio della folla, la codardia di Pilato, la paura di Pietro.

Il figlio di Dio è solo, beffeggiato, percosso, umiliato, nudo. Crocifisso.

Sono i giorni della Passione per Mariupol, Kiev, Kherson, Odessa.

L’avanzata russa, i carri armati, i missili, le mine.

Manca l’acqua, l’elettricità, il gas. Il pane, le medicine.

Mancano i compiti alla mattina, l’altalena nel pomeriggio. Alzarsi presto per andare al lavoro. Dormire tutto un sonno. Il pranzo della domenica, la passeggiata dopo cena.

Gli uomini sono al fronte o feriti o caduti. Le donne con i vecchi e i bambini partiti o negli scantinati.

Sono i giorni della Passione per la Siria, l’Etiopia, il Mali, la Libia, la Somalia.

Lo Yemen, l’Afghanistan ed un incredibile numero di altri posti che ad indicarli di blu su una cartina, viene tutto un mare.

Sono giorni di carestia, di fame, di violenza, di soprusi, di malattie.

Giorni che sembrano notti. Lunghe e nere, in cui l’alba tarda a venire.

Nel giardino di Casa Betania intorno ad un tavolo siamo sedute con Nadiya, venuta dall’Ucraina con suo figlio Pavlo che ha 4 anni e pedala libero e veloce sul vialetto.

Nella sua terra ha lasciato i genitori anziani ‘questa è la nostra casa, è la nostra vita. La morte non potrà che coglierci qui. Per noi non esiste un altrove’. E si è separata da una figlia grande il cui marito è partito per il fronte ‘il mio posto è qui nella nostra casa. Lui è in trincea ed io ad attenderlo. Ogni volta che potrà tornare, io sarò qui.’

Nadiya trema per loro. Si sentono ogni giorno, condividono le lacrime e la pena.

Nadiya li rincuora, li incoraggia,  racconta della bicicletta nuova di Pavlo e che ha imparato a dire ‘arrivederci’.

Intanto qui in Italia prepara i documenti di soggiorno e quelli sanitari, sistema il suo curriculum, ha inserito il bimbo a scuola, lo porta al parco nel pomeriggio e cucina per lui i pampushki per colazione.

La vita va avanti, nonostante tutto.

Intorno al tavolo ci sono anche Giulia e Michele, che dell’indignazione, della rabbia, del dolore provato a sentire le notizie provenienti dall’Ucraina hanno fatto qualcosa di buono e da un mese accolgono nella loro casa Nadiya e Pavlo. Silenziosi e partecipi ascoltano il racconto di Nadiya che si aggiunge ad altri condivisi nell’intimità della loro casa, lavando i piatti nella cucina o seduti insieme sul divano.

Ci scambiamo pensieri su questo tempo e qualche idea per il futuro, ma solo quello piuttosto prossimo.

Poi ci salutiamo nella piazzetta davanti alla segreteria.

‘Pavlo’. Sua mamma lo chiama, cercandolo con lo sguardo. Giulia commenta il tepore del sole in questo mezzogiorno di aprile, Michele le sorride, i capelli bianchi, gli occhiali sul naso, le gambe lunghe e magre. Pavlo arriva sfrecciando sulla bicicletta rossa, punta diritto verso il gruppo, quando manca meno di un metro si inclina con tutto il corpo di lato, la bicicletta scivola su un lato, le ruote sfrigolano sull’asfalto. Pavlo, con i suoi riccioli biondi al vento, con un salto, scende dalla bicicletta e corre verso Michele.

Stringe la sua gamba in un abbraccio stretto e intenso, appoggia il capo sul ginocchio, chiude gli occhi e sta.

Michele si piega sino a Pavlo, quasi a terra. E’ lungo lungo ed ora quasi a metà. La sua mano grande si posa sulle spalle e sulla schiena del bambino e sta.

Ecco vorremmo farvi gli auguri per questa Pasqua così. Con questa immagine di tenerezza.

Piccolo raggio di sole in questa notte di tenebra. Dolcezza infinita in una Passione senza eguali.

Assaggio, anticipo, promessa di vita, di gioia, di Resurrezione.

Gli amici di Casa Betania e della Cooperativa L’Accoglienza

Categorie

Ultimi Articoli