Olea europaea. Olivo.
Nel giardino di Casa Betania c’è quello di Mauro e quello di Andrea, quello di Paolo e quello di Teresa.
Segno tangibile di un passaggio nella storia di Casa Betania e nel cuore di molti. Memoria che si rinnova nel trascorrere delle stagioni.
Il più antico ha radici superficiali e nodose; il fusto cilindrico, contorto, di legno duro e grigio; una chioma ampia dai rami penduli carichi di foglie che al vento mostrano ora l’argento ora il verde intenso.
In primavera si riempie di fiorellini bianchi raccolti in grappolo ed in estate di frutti che, raggiunta la maturità, acquistano un colore violaceo.
Esemplari più giovani, taluni già robusti ed altri dai virgulti teneri, stanno tutti intorno.
Custodiscono nidi di uccelli, fanno ombra ai giochi dei bambini, raccolgono chiacchiere, confidenze, risate di donne.
Giuseppe, Carlo, Ettore, Fabio, Carmen, Rosamaria, Rita, Maurizio, Olmir, Julio, Carolina, Alessio, Kirollos, Rafath.
Si avvicendano negli anni le mani di chi si è preso cura degli alberi, di chi ha rivoltato la terra, tolto le pietre, concimato, annaffiato.
A dicembre Santina e Bruno raccolgono le olive; a febbraio Alessandro pota i rami.
Nella settimana che precede la Pasqua Arnaldo taglia alcuni ramoscelli giovani con foglie e germogli e Justina li raccoglie in mazzi che adorna con un fiocco.
La mattina della domenica delle Palme, con le braccia colme, sul sacrato della Chiesa, li fanno benedire.
Poi è Justina che passa di casa in casa.
A Casa Sull’albero. A Piccola Casa. A Casa Chala.
Nella casa delle mamme ed in quelle della semiautonomia.
Nella casa dei giovani, nella scuola. Ed anche nella segreteria.
Dona un ramoscello di ulivo ed un abbraccio.
Pace a te Armando, che ti prepari ad andare in una casa per i grandi, dopo tanti anni vissuti insieme.
Pace a te Stefano che pur con la nostalgia della tua mamma, oggi ti senti protetto, hai nuovi amici, frequenti la scuola e non hai più paura del buio.
Pace a te Chiara, che allo scombussolamento dell’adolescenza aggiungi quell’incertezza di ogni giorno, l’attesa, il desiderio, la paura.
Pace a te Liliana, che hai lasciato questa stanza vuota perché non hai trovato le forze per andare via da quell’uomo e dalla sua violenza.
Pace a te Moubama che questa notte puoi riposare sereno perché da domani avrai una casa da offrire alla tua famiglia; una dimora piccola, modesta, che sosterrai con il tuo dignitoso lavoro.
Pace a te Giulia che lavori con impegno e con passione, che affianchi le mamme, che condividi il gusto di un piatto cucinato insieme, la rabbia per una residenza che non si ottiene, il tifo ad una partita di calcio di un figlio, le fatiche e le gioie di un quotidiano in cui costruire futuro.
Pace a te Margherita, che quest’anno per la prima volta trascorrerai la Pasqua senza lui.
Pace a voi.
Vi giunga in dono un ramoscello dei nostri ulivi. Un ramoscello di pace.
Quella da costruire con pazienza, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Che richiede cure continue, attenzioni straordinarie, pazienza, coraggio, speranza.
Quella da realizzare insieme.
Pace a voi.